venerdì 16 luglio 2010

VIP of the week: CRISTIANO RONALDO


Incredibile ma vero, il calciatore più ambito del momento Cristiano Ronaldo è diventato papà. Ma a fargli dono delle gioie della paternità non è stata, come tanti potrebbero pensare, l’attuale fidanzata, la modella russa Irina Shayk, bensì una ragazza statunitense la cui identità rimane celata. A dare il lieto annuncio è stato proprio lui, la stella del Real Madrid, subito dopo l’uscita di scena dai Mondiali, tramite social network, dichiarando che il bambino, chiamato Cristiano come il suo papà, è sotto la sua esclusiva tutela. In un primo momento si è supposto che il piccolo potesse essere il frutto di una delle tante relazioni del bel calciatore, ma a distanza di qualche giorno dall’annuncio, sono iniziate a trapelare delle voci secondo cui Ronaldo avrebbe affittato l’utero della madre, pagando quest’ultima ben 12 milioni di euro, la paga di un anno in pratica, per rinunciare a qualsiasi diritto sul bambino e tenersi alla larga. E Irina? Che ruolo ha la statuaria modella in tutta questa storia? In pratica nessuno. Irina aveva infatti dichiarato qualche tempo fa di volere rendere padre il suo fidanzato; come avrà reagito a questo shock? Inizialmente ha dichiarato in una rivista di essere “raggiante” per il dolce arrivo, poi, sempre allo stesso giornale, ha confessato di essere addolorata e che Cristiano le aveva spezzato il cuore. Ma, a quanto pare, il cuoricino della modella si è subito risanato, visto che i due fidanzatini sono volati negli Stati Uniti per una rilassante vacanza, mentre il piccolo Cristiano è stato affidato alle amorevoli cure della nonna Dolores e della zia Katja. Merito delle capacità ammalianti di Ronaldo, o della paura di una nuova pantera in agguato?

lunedì 28 giugno 2010

TARICONE TRA LA VITA E LA MORTE



Si trova in gravissime condizioni l’ex gieffino Pietro Taricone, trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Maria di Terni in seguito ad un incidente col paracadute. Il fatto è avvenuto nell’Aviosuperficie di Terni, poco dopo le 13, dove l’attore stava partecipando ad un corso per la sicurezza in volo; a provocare l’impatto sarebbe stata una manovra sbagliata di Taricone che avrebbe eseguito l’ultima virata a 20-30 metri da terra, anziché a 100 metri come previsto dall’esercizio. Ad aggravare le condizioni, un arresto cardiaco in seguito al quale l’attore non avrebbe più ripreso conoscenza. Ha riportato gravi lesioni in particolare nell’area addominale, ed una grave emorragia interna che i chirurghi stanno cercando di tamponare durante il lungo ed ancora in corso intervento. Il direttore sanitario dell’ospedale Leonardo Bartolucci parla di “criticità della situazione”.
L’ex concorrente della prima edizione del Grande Fratello, divenuto celebre grazie alla love story con Cristina (vincitrice della prima edizione del programma) e alla sua fama di guerriero e don Giovanni, è attualmente legato all’attrice Kasia Smutniak dalla quale ha avuto una figlia, Sofia. La coppia vive in una tenuta alle porte di Roma, dove l’attore si dedica ad una delle sue grandi passioni, l’equitazione. Questa non è la prima volta che i due si trovano ad affrontare situazioni di pericolo e terrore; lo scorso inverno, infatti, a rischiare la vita era stata proprio l’attrice, anche lei appassionata di sport estremi, che durante un lancio era stata costretta ad usare il paracadute d’emergenza atterrando in una strada molto trafficata.
Al momento Taricone si trova ancora in sala operatoria tra la vita e la morte
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mercoledì 23 giugno 2010

LIBRINO: EX PARA' SCATENA IL PANICO


Si chiama Nico Buonpane, 24 anni, l’ex parà che la sera del 26 Ottobre 2002 scatena il panico e la paura sparando sulla folla. È successo a Catania, in via Castagnola, presso il popoloso rione Librino, dove il ragazzo vive insieme alla sua famiglia. A scatenare l’ira del giovane parà, forse una lite familiare quasi trasformatasi in una tragedia, fortunatamente scampata. Buonpane, infatti, ha prima puntato una pistola e un fucile da caccia contro il padre e un amico di famiglia, che sono riusciti a fuggire, e successivamente ha iniziato a sparare verso la strada da un balcone dell’abitazione. Nel frattempo i carabinieri e le forze dell’ordine, ricevuto l’allarme, hanno raggiunto e controllato la zona impedendo l’accesso anche ai residenti. A nulla è servito l’appello della sorella Emanuela, 21 anni; il giovane infatti, tramite cellulare, ha continuato a rifiutare qualsiasi trattativa, richiedendo solo un pacco di sigarette e di essere messo in contatto con il suo ex parroco Padre Alfio Spampinato.
In seguito Buonpane, con addosso un giubbotto antiproiettile, si è riversato in strada, sempre armato, ed è riuscito a fuggire attraverso un’auto della polizia.
Il folle inseguimento dell’ex parà è terminato in via Vittorio Emanuele, nei pressi della piazza Duomo, dove l’auto si è schiantata contro un antico
palazzo in restauro. Dopo essere sceso dall’auto ed aver puntato l’arma contro i carabinieri, è stato ferito da alcuni colpi di pistola che lo hanno raggiunto alla gola, al torace e alle gambe.
Il giovane è stato trasportato presso l’ospedale Garibaldi, dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Le sue condizioni restano gravi.

MESSINA: DUE SETTIMANE DOPO L'ALLUVIONE



A quasi due settimane dalla notte dell’alluvione che si è abbattuta nel messinese, si cerca ancora nel fango; mancano sette persone all’appello tra cui i due fratellini Francesco e Lorenzo, che risultano ancora dispersi. Purtroppo le speranze di ritrovare ancora qualcuno in vita sono scarse o quasi nulle, ciò nonostante si continua a cercare con foga e vigore; ed è, questa, una ricerca che coinvolge un po’ tutti, dai vigili del fuoco, agli uomini della Protezione civile, alle numerose persone, anch’esse vittime della tragedia, che continuano a tornare in quei posti, ormai ridotti ad una montagna di fango, per scavare, anche a mani nude, col desiderio di poter finalmente trovare i corpi di amici, parenti, o semplicemente sconosciuti, sui quali poter piangere. E mentre i lavori di ricerca continuavano, sabato 10 ottobre, alla cattedrale di Messina, si svolgevano i funerali delle 21 vittime recuperate; grande partecipazione da parte della gente che numerosa assisteva all’ultimo saluto di persone vittime dell’ennesima manifestazione della forza distruttrice della natura. Tra queste vittime ricordiamo il ragazzo di 29 anni, ufficiale della Marina Militare che, miracolosamente salvatosi dalla valanga che ha investito le frazioni cittadine ai piedi della montagna, è tornato immediatamente indietro per salvare quanta più gente poteva e che è morto nel tentativo di salvare la nona persona. Estremamente dolce e tenero, seppur tragico, il ritrovamento dei due fratelli ritrovati l’un nelle braccia dell’altro, nella loro casa. Ma l’aspetto forse più tragico della vicenda è il coinvolgimento anche di alcuni bambini, la cui tenera età è stata stroncata troppo presto. Simbolo di queste “piccole” perdite, palloncini bianchi che, attaccati alle bare, sono stati lasciati liberi di volare in cielo al termine dei solenni funerali. Uno sguardo particolare deve essere rivolto anche, e soprattutto, ai sopravvissuti che hanno perso, oltre ad amici e familiari, una casa, un posto nel quale tornare tutti i giorni, un posto dove ci si può sentire protetti, il calore del proprio nido. I numerosi sfollati sono stati accolti in diverse strutture ed alberghi di Messina e dintorni e vengono assistiti costantemente da funzionari e volontari di associazioni che offrono il proprio aiuto e il proprio sostegno. Ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti per poter ridare una qualche speranza a queste persone, i cui sogni sono stati trascinati a mare dal fango; è importante non dimenticare, non voltare pagina e, come dopo il terremoto in Abruzzo, far sentire il proprio sostegno, la propria partecipazione, tenere viva la memoria di quanto successo.

L'USATO E' DI MODA


La carta è di moda, in particolar modo quella da buttare.
È questa l’ultima tendenza in campo modaiolo che sembra sensibilizzarsi sempre di più al tema del riciclo. Ciò che fino a qualche anno fa poteva apparire bizzarro e decisamente “out”, adesso risulta fantasioso ed affascinante. Alla mostra intitolata “Fashion Paper” (aperta a Milano fino al 12 maggio) sono stati presentati vestiti, gioielli, accessori, persino un abito da sposa, tutti interamente realizzati con carta riciclata; dai francobolli, alla carta igienica, da quella da imballaggio alle bustine del tè, non mancano poi le carte da gioco e i fazzoletti bianchi. I risultati sono delle creazioni spettacolari che rivelano tutta l’ingegnosità e la fantasia dei loro creatori. A prendere parte a questa iniziativa sono state le Accademie delle Belle Arti di Brera, di Firenze, l’Albertina di Torino. Maria Teresa Illuminato, titolare della prima cattedra di Ecodesign dell’Accademia Di Brera, che si dedica a questo tipo di creazioni già da vent’anni, ha affermato “Lavoriamo sui materiali, li tagliamo, li studiamo. Scopriamo texture bellissime, geometrie surreali. E adesso ci copiano.”

REGGIO EMILIA: DETENUTO SI SUICIDA


Carcere di Reggio Emilia, 28 Marzo: un detenuto viene trovato morto nella sua cella. L’uomo, 47 anni, tossicodipendente, si è suicidato inalando il gas contenuto nella bomboletta che viene messa a disposizione dei detenuti per riscaldare cibi e bevande. Il fatto sarebbe avvenuto intorno alla mezzanotte, durante il cambio di guardia; il corpo è infatti stato rinvenuto dagli agenti entrati poco prima in servizio. Accanto alla salma è stato trovato un sacchetto di plastica, utilizzato dall’uomo per l’inalazione a fine di stordirsi, pratica, questa, molto diffusa tra i tossicodipendenti. L’avvenimento è stato reso noto da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato della polizia penitenziaria Sappe. Questo non è , purtroppo, un caso isolato; si tratta infatti del quindicesimo suicidio avvenuto in carcere dall’inizio dell’anno. Il problema sta, secondo Durante, nell’organizzazione e nella gestione delle carceri, in particolar modo nell’elevato numero dei detenuti e nella carenza del personale. Un solo agente, infatti, si trova, a Reggio Emilia così come in molti altri penitenziari d’Italia, a dovere controllare di notte più di 150 detenuti. Durante ribadisce quindi la necessità di rivedere il regolamento penitenziario soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle bombolette di gas che vengono ritenute assolutamente superflue dal momento che l’amministrazione delle carceri fornisce il cibo a tutti i detenuti. Un caso analogo è avvenuto lo scorso 16 Gennaio nel carcere di San Vittore a Milano, dove un venticinquenne originario dell’Africa del Nord, è stato trovato esamine nella cella che condivideva con altri due detenuti assenti al momento dell’inalazione. L’uomo è morto poche ore dopo nel pronto soccorso della clinica San Giuseppe. Fatti di questo tipo si verificano sempre più frequentemente, tanto da far sembrare in continuo aumento lo stato d’allarme delle case circondariali italiane. L’emergenza viene riconosciuta anche dal ministro della Giustizia Angelino Alfano che nel “Piano Carceri” prevede di dare avvio a lavori di edilizia penitenziaria affidati alla Protezione Civile, di collocare i soggetti con un residuo di pena molto basso in detenzione domiciliare, e di procedere all’assunzione di 2.700 agenti di polizia penitenziaria nel triennio 2010 – 2012. “Quella che ci accingiamo a compiere – ha commentato il ministro Alfano – è una missione che non ha precedenti nella storia della Repubblica, perché per la prima volta si vuole risolvere il problema del sovraffollamento carcerario senza dover ricorrere all'ennesima amnistia o a provvedimenti di indulto, ma volendo dare dignità a chi, comunque, deve scontare una pena detentiva”.

CASO KHADR: NUOVO APPELLO PER IL BAMBINO SOLDATO


Arrestato a 15 anni in Afghanistan con l’accusa di crimine di guerra e associazione terroristica, rinchiuso nel carcere di Guantanamo, da nove anni Omar Ahmed Khadr, cittadino canadese di origini afgane, aspetta l’esito del lungo processo che sembra non essere ancora, purtroppo, vicino alla fine. Allontanato dalla famiglia, torturato, sottoposto a crudeli sevizie, è così che il soldato bambino è diventato un uomo. Ripetutamente negate le numerose richieste di trasferimento in Canada, adesso si mobilita anche l’Unicef il cui direttore generale ha affermato che chiunque sia perseguito per reati che si ritiene siano stati commessi quando era minorenne, dovrebbe essere trattato secondo i principi basilari della giustizia minorile internazionale, che prevede una protezione speciale per tali soggetti; tali condizioni non possono essere garantite dal tribunale militare che giudicherà Omar.