Carcere di Reggio Emilia, 28 Marzo: un detenuto viene trovato morto nella sua cella. L’uomo, 47 anni, tossicodipendente, si è suicidato inalando il gas contenuto nella bomboletta che viene messa a disposizione dei detenuti per riscaldare cibi e bevande. Il fatto sarebbe avvenuto intorno alla mezzanotte, durante il cambio di guardia; il corpo è infatti stato rinvenuto dagli agenti entrati poco prima in servizio. Accanto alla salma è stato trovato un sacchetto di plastica, utilizzato dall’uomo per l’inalazione a fine di stordirsi, pratica, questa, molto diffusa tra i tossicodipendenti. L’avvenimento è stato reso noto da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato della polizia penitenziaria Sappe. Questo non è , purtroppo, un caso isolato; si tratta infatti del quindicesimo suicidio avvenuto in carcere dall’inizio dell’anno. Il problema sta, secondo Durante, nell’organizzazione e nella gestione delle carceri, in particolar modo nell’elevato numero dei detenuti e nella carenza del personale. Un solo agente, infatti, si trova, a Reggio Emilia così come in molti altri penitenziari d’Italia, a dovere controllare di notte più di 150 detenuti. Durante ribadisce quindi la necessità di rivedere il regolamento penitenziario soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle bombolette di gas che vengono ritenute assolutamente superflue dal momento che l’amministrazione delle carceri fornisce il cibo a tutti i detenuti. Un caso analogo è avvenuto lo scorso 16 Gennaio nel carcere di San Vittore a Milano, dove un venticinquenne originario dell’Africa del Nord, è stato trovato esamine nella cella che condivideva con altri due detenuti assenti al momento dell’inalazione. L’uomo è morto poche ore dopo nel pronto soccorso della clinica San Giuseppe. Fatti di questo tipo si verificano sempre più frequentemente, tanto da far sembrare in continuo aumento lo stato d’allarme delle case circondariali italiane. L’emergenza viene riconosciuta anche dal ministro della Giustizia Angelino Alfano che nel “Piano Carceri” prevede di dare avvio a lavori di edilizia penitenziaria affidati alla Protezione Civile, di collocare i soggetti con un residuo di pena molto basso in detenzione domiciliare, e di procedere all’assunzione di 2.700 agenti di polizia penitenziaria nel triennio 2010 – 2012. “Quella che ci accingiamo a compiere – ha commentato il ministro Alfano – è una missione che non ha precedenti nella storia della Repubblica, perché per la prima volta si vuole risolvere il problema del sovraffollamento carcerario senza dover ricorrere all'ennesima amnistia o a provvedimenti di indulto, ma volendo dare dignità a chi, comunque, deve scontare una pena detentiva”.
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