“Mariam aveva cinque anni la prima volta che sentì la parola harami”. Inizia con questa frase Mille splendidi soli , secondo libro dello scrittore afgano Khaled Hosseini divenuto celebre con il precedente romanzo Il cacciatore di acquiloni. Sullo sfondo storico di una Kabul dilaniata dalla guerra e dalla dimostrazione del limite fin dove si può spingere la crudeltà umana, le vite di Mariam e Laila si incrociano imprevedibilmente segnando così l’inizio di una profonda amicizia solidale.
Mariam è una harami, una figlia illegittima di un benestante uomo di Herat che vive in città con le sue tre mogli e gli altri dieci figli; lei invece, a differenza dei fratelli, è costretta a vivere in una kolba con la madre, una donna severa ed austera. Mariam aspetta con trepidazione l’arrivo del giovedì, giorno in cui suo padre va a farle visita, le porta doni, le racconta del mondo che si cela al di sotto della collina nella quale è costretta a vivere. Rassicurata dall’affetto e dall’amorevole atteggiamento del padre, decide un giorno di andare a cercarlo, ma delusa dal netto rifiuto di farla entrare in casa, viene riportata alla sua kolba dove trova il corpo della madre penzolante da un albero. Dopo essere stata ospitata per qualche giorno dal padre, viene data in moglie ad un maturo artigiano di Kabul, Rashid, che con il passare degli anni e dopo i ripetuti aborti della ragazza, si rivela freddo, cattivo, crudele.
Laila, nata in una famiglia aperta, trascorre l’infanzia insieme all’amico Tariq; crescendo l’amicizia si trasforma in qualcosa di più forte, di più intimo, ma la guerra li separa. Tariq infatti fugge insieme ai suoi anziani genitori rifugiandosi in Pakistan, mentre Laila rimane a Kabul dalla quale la madre, attaccata al ricordo dei figli morti durante i combattimenti, non vuole allontanarsi. Rimasta orfana in seguito ad un attacco aereo, viene ospitata in casa di Mariam e Rashid; è quì che riceve la notizia, che poi si rivelerà falsa ed orchestrata, della morte del suo amato Tariq, in seguito alla quale Rashid le propone di sposarlo. Laila vorrebbe fuggire, ma come farebbe da sola a far crescere il figlio del suo grande amore? Accetta così la proposta dell’uomo, nonostante il netto dissenso della moglie. Dopo un’iniziale avversione, le due donne sentono di essere legate da un profondo amore madre – figlia che rappresenta l’unico spiraglio di luce nella vita buia che condividono. Durante uno dei tanti litigi tra Laila e Rashid, la ragazza viene quasi strangolata dal marito, ma Mariam interviene uccidendo l’uomo e salvando la vita all’amica. Dopo l’omicidio, nonostante le continue suppliche di Laila, Mariam decide di non fuggire insieme a lei e a Tariq che nel frattempo è tornato a cercarla, e dopo un breve processo viene giustiziata in carcere. Laila porterà per sempre nel cuore il volto dell’amica che sentirà su di se anche quando tornerà a vivere, insieme alla sua famiglia, a Kabul, dove finalmente potrà ricominciare a vivere.
Mariam è una harami, una figlia illegittima di un benestante uomo di Herat che vive in città con le sue tre mogli e gli altri dieci figli; lei invece, a differenza dei fratelli, è costretta a vivere in una kolba con la madre, una donna severa ed austera. Mariam aspetta con trepidazione l’arrivo del giovedì, giorno in cui suo padre va a farle visita, le porta doni, le racconta del mondo che si cela al di sotto della collina nella quale è costretta a vivere. Rassicurata dall’affetto e dall’amorevole atteggiamento del padre, decide un giorno di andare a cercarlo, ma delusa dal netto rifiuto di farla entrare in casa, viene riportata alla sua kolba dove trova il corpo della madre penzolante da un albero. Dopo essere stata ospitata per qualche giorno dal padre, viene data in moglie ad un maturo artigiano di Kabul, Rashid, che con il passare degli anni e dopo i ripetuti aborti della ragazza, si rivela freddo, cattivo, crudele.
Laila, nata in una famiglia aperta, trascorre l’infanzia insieme all’amico Tariq; crescendo l’amicizia si trasforma in qualcosa di più forte, di più intimo, ma la guerra li separa. Tariq infatti fugge insieme ai suoi anziani genitori rifugiandosi in Pakistan, mentre Laila rimane a Kabul dalla quale la madre, attaccata al ricordo dei figli morti durante i combattimenti, non vuole allontanarsi. Rimasta orfana in seguito ad un attacco aereo, viene ospitata in casa di Mariam e Rashid; è quì che riceve la notizia, che poi si rivelerà falsa ed orchestrata, della morte del suo amato Tariq, in seguito alla quale Rashid le propone di sposarlo. Laila vorrebbe fuggire, ma come farebbe da sola a far crescere il figlio del suo grande amore? Accetta così la proposta dell’uomo, nonostante il netto dissenso della moglie. Dopo un’iniziale avversione, le due donne sentono di essere legate da un profondo amore madre – figlia che rappresenta l’unico spiraglio di luce nella vita buia che condividono. Durante uno dei tanti litigi tra Laila e Rashid, la ragazza viene quasi strangolata dal marito, ma Mariam interviene uccidendo l’uomo e salvando la vita all’amica. Dopo l’omicidio, nonostante le continue suppliche di Laila, Mariam decide di non fuggire insieme a lei e a Tariq che nel frattempo è tornato a cercarla, e dopo un breve processo viene giustiziata in carcere. Laila porterà per sempre nel cuore il volto dell’amica che sentirà su di se anche quando tornerà a vivere, insieme alla sua famiglia, a Kabul, dove finalmente potrà ricominciare a vivere.
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