martedì 22 giugno 2010

DORIAN GRAY: BELLO E DANNATO



“ Basil è ciò che penso di essere. Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò che io vorrei essere”. Queste poche righe, scritte dal celebre scrittore, poeta, drammaturgo Oscar Wilde, rappresentano forse la chiave di volta che permette di entrare nella complessa dimensione del suo grande capolavoro, “Il ritratto di Dorian Gray”. Uscito per la prima volta nel 1890, il romanzo incarna, adesso più che mai, un tema di grande attualità: il culto della bellezza; culto che lo stesso Wilde, campione dell’estetismo, trasmette a Dorian Gray, protagonista della propria opera e chiara trasfigurazione di Lord Alfred Douglas, grande amore dello scrittore. Il romanzo, ambientato nella Londra vittoriana del XIX secolo, segue il cambiamento che porterà Dorian, giovane, bello, ingenuo e puro, nella trappola della propria anima. La storia ha inizio nello studio del pittore Basil Hallward, il quale affascinato dall’estrema bellezza del ragazzo ed ispirato da forti sentimenti, ne sta eseguendo un ritratto. È proprio grazie al pittore che Dorian conosce Lord Henry Wotton, uomo cinico e antivittoriano; questo incontro rappresenta per il protagonista l’inizio della propria decadenza morale e della propria rovina.
Affascinato e fortemente influenzato dai discorsi di Wotton, Dorian inizia ad osservare il mondo con gli occhi del proprio mentore, a considerare la propria bellezza come unica ragione di vita tanto da desiderare che sia il proprio ritratto a portare i segni dell’età al suo posto. Si dedica così ad una vita sregolata, immorale, piena di lusso e passioni sfrenate, neanche l’amore per Sybil Vane, un’attrice di teatro, riesce a salvarlo dal proprio narcisismo, dalla propria dannazione. E mentre il volto di Dorian rimane giovane e la sua bellezza incontaminata, il ritratto inizia a rispecchiare i segni del vizio, della corruzione del suo animo, dei sensi di colpa per il suicidio di Sybil e per l’omicidio di Hallward, considerato causa dei propri mali. Neanche il buio della soffitta e “lo splendido tessuto del tardo settecento veneziano riescono a nascondere quell’orrore”; il tentativo di distruggere il ritratto con un coltello si rivelerà fatale per Dorian Gray che, pugnalando la tela, ucciderà se stesso. I servi lo ritroveranno accanto al ritratto incontaminato, con i segni del tempo e dell’oscurità della propria anime sul volto.
Molti film si sono ispirati al romanzo di Wilde; l’undicesima versione è nelle sale dal 27 Novembre ed è diretta dal regista inglese Oliver Parker. Ritroviamo Ben Barnes, l‘amato principe Caspian de “Le cronache di Narnia”, nelle vesti del dissoluto Dorian Gray, Lord Wotton è invece interpretato da Colin Firth. Gli effetti speciali che illustrano gli incubi nevrotici del protagonista e rendono visibile la sua mostruosità, danno al film una venatura horror ed oscura. Nell’epilogo a sorpresa non si assiste però alla tragica fine di Dorian, quanto, discostandosi dal romanzo, alla sua redenzione grazie all’amore di Emily Wotton, personaggio di mera invenzione.

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