lunedì 28 giugno 2010

TARICONE TRA LA VITA E LA MORTE



Si trova in gravissime condizioni l’ex gieffino Pietro Taricone, trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Maria di Terni in seguito ad un incidente col paracadute. Il fatto è avvenuto nell’Aviosuperficie di Terni, poco dopo le 13, dove l’attore stava partecipando ad un corso per la sicurezza in volo; a provocare l’impatto sarebbe stata una manovra sbagliata di Taricone che avrebbe eseguito l’ultima virata a 20-30 metri da terra, anziché a 100 metri come previsto dall’esercizio. Ad aggravare le condizioni, un arresto cardiaco in seguito al quale l’attore non avrebbe più ripreso conoscenza. Ha riportato gravi lesioni in particolare nell’area addominale, ed una grave emorragia interna che i chirurghi stanno cercando di tamponare durante il lungo ed ancora in corso intervento. Il direttore sanitario dell’ospedale Leonardo Bartolucci parla di “criticità della situazione”.
L’ex concorrente della prima edizione del Grande Fratello, divenuto celebre grazie alla love story con Cristina (vincitrice della prima edizione del programma) e alla sua fama di guerriero e don Giovanni, è attualmente legato all’attrice Kasia Smutniak dalla quale ha avuto una figlia, Sofia. La coppia vive in una tenuta alle porte di Roma, dove l’attore si dedica ad una delle sue grandi passioni, l’equitazione. Questa non è la prima volta che i due si trovano ad affrontare situazioni di pericolo e terrore; lo scorso inverno, infatti, a rischiare la vita era stata proprio l’attrice, anche lei appassionata di sport estremi, che durante un lancio era stata costretta ad usare il paracadute d’emergenza atterrando in una strada molto trafficata.
Al momento Taricone si trova ancora in sala operatoria tra la vita e la morte
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mercoledì 23 giugno 2010

LIBRINO: EX PARA' SCATENA IL PANICO


Si chiama Nico Buonpane, 24 anni, l’ex parà che la sera del 26 Ottobre 2002 scatena il panico e la paura sparando sulla folla. È successo a Catania, in via Castagnola, presso il popoloso rione Librino, dove il ragazzo vive insieme alla sua famiglia. A scatenare l’ira del giovane parà, forse una lite familiare quasi trasformatasi in una tragedia, fortunatamente scampata. Buonpane, infatti, ha prima puntato una pistola e un fucile da caccia contro il padre e un amico di famiglia, che sono riusciti a fuggire, e successivamente ha iniziato a sparare verso la strada da un balcone dell’abitazione. Nel frattempo i carabinieri e le forze dell’ordine, ricevuto l’allarme, hanno raggiunto e controllato la zona impedendo l’accesso anche ai residenti. A nulla è servito l’appello della sorella Emanuela, 21 anni; il giovane infatti, tramite cellulare, ha continuato a rifiutare qualsiasi trattativa, richiedendo solo un pacco di sigarette e di essere messo in contatto con il suo ex parroco Padre Alfio Spampinato.
In seguito Buonpane, con addosso un giubbotto antiproiettile, si è riversato in strada, sempre armato, ed è riuscito a fuggire attraverso un’auto della polizia.
Il folle inseguimento dell’ex parà è terminato in via Vittorio Emanuele, nei pressi della piazza Duomo, dove l’auto si è schiantata contro un antico
palazzo in restauro. Dopo essere sceso dall’auto ed aver puntato l’arma contro i carabinieri, è stato ferito da alcuni colpi di pistola che lo hanno raggiunto alla gola, al torace e alle gambe.
Il giovane è stato trasportato presso l’ospedale Garibaldi, dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Le sue condizioni restano gravi.

MESSINA: DUE SETTIMANE DOPO L'ALLUVIONE



A quasi due settimane dalla notte dell’alluvione che si è abbattuta nel messinese, si cerca ancora nel fango; mancano sette persone all’appello tra cui i due fratellini Francesco e Lorenzo, che risultano ancora dispersi. Purtroppo le speranze di ritrovare ancora qualcuno in vita sono scarse o quasi nulle, ciò nonostante si continua a cercare con foga e vigore; ed è, questa, una ricerca che coinvolge un po’ tutti, dai vigili del fuoco, agli uomini della Protezione civile, alle numerose persone, anch’esse vittime della tragedia, che continuano a tornare in quei posti, ormai ridotti ad una montagna di fango, per scavare, anche a mani nude, col desiderio di poter finalmente trovare i corpi di amici, parenti, o semplicemente sconosciuti, sui quali poter piangere. E mentre i lavori di ricerca continuavano, sabato 10 ottobre, alla cattedrale di Messina, si svolgevano i funerali delle 21 vittime recuperate; grande partecipazione da parte della gente che numerosa assisteva all’ultimo saluto di persone vittime dell’ennesima manifestazione della forza distruttrice della natura. Tra queste vittime ricordiamo il ragazzo di 29 anni, ufficiale della Marina Militare che, miracolosamente salvatosi dalla valanga che ha investito le frazioni cittadine ai piedi della montagna, è tornato immediatamente indietro per salvare quanta più gente poteva e che è morto nel tentativo di salvare la nona persona. Estremamente dolce e tenero, seppur tragico, il ritrovamento dei due fratelli ritrovati l’un nelle braccia dell’altro, nella loro casa. Ma l’aspetto forse più tragico della vicenda è il coinvolgimento anche di alcuni bambini, la cui tenera età è stata stroncata troppo presto. Simbolo di queste “piccole” perdite, palloncini bianchi che, attaccati alle bare, sono stati lasciati liberi di volare in cielo al termine dei solenni funerali. Uno sguardo particolare deve essere rivolto anche, e soprattutto, ai sopravvissuti che hanno perso, oltre ad amici e familiari, una casa, un posto nel quale tornare tutti i giorni, un posto dove ci si può sentire protetti, il calore del proprio nido. I numerosi sfollati sono stati accolti in diverse strutture ed alberghi di Messina e dintorni e vengono assistiti costantemente da funzionari e volontari di associazioni che offrono il proprio aiuto e il proprio sostegno. Ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti per poter ridare una qualche speranza a queste persone, i cui sogni sono stati trascinati a mare dal fango; è importante non dimenticare, non voltare pagina e, come dopo il terremoto in Abruzzo, far sentire il proprio sostegno, la propria partecipazione, tenere viva la memoria di quanto successo.

L'USATO E' DI MODA


La carta è di moda, in particolar modo quella da buttare.
È questa l’ultima tendenza in campo modaiolo che sembra sensibilizzarsi sempre di più al tema del riciclo. Ciò che fino a qualche anno fa poteva apparire bizzarro e decisamente “out”, adesso risulta fantasioso ed affascinante. Alla mostra intitolata “Fashion Paper” (aperta a Milano fino al 12 maggio) sono stati presentati vestiti, gioielli, accessori, persino un abito da sposa, tutti interamente realizzati con carta riciclata; dai francobolli, alla carta igienica, da quella da imballaggio alle bustine del tè, non mancano poi le carte da gioco e i fazzoletti bianchi. I risultati sono delle creazioni spettacolari che rivelano tutta l’ingegnosità e la fantasia dei loro creatori. A prendere parte a questa iniziativa sono state le Accademie delle Belle Arti di Brera, di Firenze, l’Albertina di Torino. Maria Teresa Illuminato, titolare della prima cattedra di Ecodesign dell’Accademia Di Brera, che si dedica a questo tipo di creazioni già da vent’anni, ha affermato “Lavoriamo sui materiali, li tagliamo, li studiamo. Scopriamo texture bellissime, geometrie surreali. E adesso ci copiano.”

REGGIO EMILIA: DETENUTO SI SUICIDA


Carcere di Reggio Emilia, 28 Marzo: un detenuto viene trovato morto nella sua cella. L’uomo, 47 anni, tossicodipendente, si è suicidato inalando il gas contenuto nella bomboletta che viene messa a disposizione dei detenuti per riscaldare cibi e bevande. Il fatto sarebbe avvenuto intorno alla mezzanotte, durante il cambio di guardia; il corpo è infatti stato rinvenuto dagli agenti entrati poco prima in servizio. Accanto alla salma è stato trovato un sacchetto di plastica, utilizzato dall’uomo per l’inalazione a fine di stordirsi, pratica, questa, molto diffusa tra i tossicodipendenti. L’avvenimento è stato reso noto da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del sindacato della polizia penitenziaria Sappe. Questo non è , purtroppo, un caso isolato; si tratta infatti del quindicesimo suicidio avvenuto in carcere dall’inizio dell’anno. Il problema sta, secondo Durante, nell’organizzazione e nella gestione delle carceri, in particolar modo nell’elevato numero dei detenuti e nella carenza del personale. Un solo agente, infatti, si trova, a Reggio Emilia così come in molti altri penitenziari d’Italia, a dovere controllare di notte più di 150 detenuti. Durante ribadisce quindi la necessità di rivedere il regolamento penitenziario soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle bombolette di gas che vengono ritenute assolutamente superflue dal momento che l’amministrazione delle carceri fornisce il cibo a tutti i detenuti. Un caso analogo è avvenuto lo scorso 16 Gennaio nel carcere di San Vittore a Milano, dove un venticinquenne originario dell’Africa del Nord, è stato trovato esamine nella cella che condivideva con altri due detenuti assenti al momento dell’inalazione. L’uomo è morto poche ore dopo nel pronto soccorso della clinica San Giuseppe. Fatti di questo tipo si verificano sempre più frequentemente, tanto da far sembrare in continuo aumento lo stato d’allarme delle case circondariali italiane. L’emergenza viene riconosciuta anche dal ministro della Giustizia Angelino Alfano che nel “Piano Carceri” prevede di dare avvio a lavori di edilizia penitenziaria affidati alla Protezione Civile, di collocare i soggetti con un residuo di pena molto basso in detenzione domiciliare, e di procedere all’assunzione di 2.700 agenti di polizia penitenziaria nel triennio 2010 – 2012. “Quella che ci accingiamo a compiere – ha commentato il ministro Alfano – è una missione che non ha precedenti nella storia della Repubblica, perché per la prima volta si vuole risolvere il problema del sovraffollamento carcerario senza dover ricorrere all'ennesima amnistia o a provvedimenti di indulto, ma volendo dare dignità a chi, comunque, deve scontare una pena detentiva”.

CASO KHADR: NUOVO APPELLO PER IL BAMBINO SOLDATO


Arrestato a 15 anni in Afghanistan con l’accusa di crimine di guerra e associazione terroristica, rinchiuso nel carcere di Guantanamo, da nove anni Omar Ahmed Khadr, cittadino canadese di origini afgane, aspetta l’esito del lungo processo che sembra non essere ancora, purtroppo, vicino alla fine. Allontanato dalla famiglia, torturato, sottoposto a crudeli sevizie, è così che il soldato bambino è diventato un uomo. Ripetutamente negate le numerose richieste di trasferimento in Canada, adesso si mobilita anche l’Unicef il cui direttore generale ha affermato che chiunque sia perseguito per reati che si ritiene siano stati commessi quando era minorenne, dovrebbe essere trattato secondo i principi basilari della giustizia minorile internazionale, che prevede una protezione speciale per tali soggetti; tali condizioni non possono essere garantite dal tribunale militare che giudicherà Omar.

RU 486: IL VIA A BARI


La prima somministrazione della pillola denominata RU486,
per l’aborto farmacologico, è stata effettuata al Policlinico di Bari. La paziente è una donna di 30 anni, sposata , che ha deciso di interrompere la gravidanza per problemi di salute; essendosi in passato sottoposta ad un intervento di aborto chirurgico e non volendo più entrare in sala operatoria, ha deciso di optare per il metodo abortivo farmacologico. L’RU 486, in realtà, era stata somministrata in Italia a partire dal 2007, in via sperimentale, in molte regioni del Nord, in particolar modo a Milano e Torino, in seguito all’approvazione da parte dell’EMEA; ma solo nel dicembre del 2009, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è stato dato il via alla commercializzazione e alla distribuzione di essa. Scoperta nel 1986 in Francia, l’RU 486 viene utilizzata in molti Paesi europei da diversi anni; in Francia e in Svezia per esempio, il 30% degli aborti avviene per via farmacologica. Il metodo farmacologico, che deve essere eseguito entro la 7° settimana di gravidanza, prevede una prima fase caratterizzata dall’assunzione di tre pillole RU 486, che interrompono lo sviluppo della gravidanza, e una seconda fase, a distanza di 48 ore, che prevede l’assunzione di due compresse contenenti una prostaglandina che provocano l’espulsione dei tessuti embrionali. In Italia, il Ministero della Sanità ha disposto che la somministrazione della pillola avvenga in regime di ricovero; l’abbandono dell’ospedale da parte della donna pugliese a poche ore dall’assunzione del primo ciclo di farmaci, ha quindi suscitato non poche polemiche da parte delle autorità. Il ministro Fazio ha infatti ribadito che la legge prevede il pieno rispetto del regolamento e qualsiasi trasgressione di esso costituisce reato; Fiore invece, assessore alla sanità pugliese, ha espresso il pieno appoggio alla donna considerando le procedure ipocrite in quanto un metodo, come quello farmacologico, meno invasivo, non può richiedere una degenza più lunga rispetto al metodo chirurgico.

"LA CULTURA E' FANTASIA"


“La cultura è fantasia, passione, arte … e quando si parla di ciò, l’impegno diventa piacere, soddisfazione. Non ci si può stancare della fantasia; la cultura non è un peso, ma rappresenta una marcia in più per l’uomo …”. Sono queste le parole dell’Assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Messina Mario D’Agostino che, al termine del 2009, si trova a fare un bilancio dell’anno appena trascorso; si ritiene soddisfatto degli obiettivi portati a termine, che sono stati raccolti nell’elenco delle 100 cose fatte pubblicato qualche giorno fa e nella relazione sull’attività svolta nel corso del 2009. Ed in effetti, nonostante i numerosi impegni legati alla sua professione di medico chirurgo presso l’ospedale “A. Gemelli” di Taormina, l’Assessore è riuscito ad ottenere risultati degni di nota; il programma è stato soprattutto incentrato sulla valorizzazione dell’arte in tutte le sue forme, attraverso il censimento dei Beni Architettonici e delle Opere d’arte presenti nel territorio provinciale, l’organizzazione di varie mostre di pittura e fotografia, la promozione di progetti musicali e teatrali, ma anche letterari, è stato infatti istituito il Premio Nazionale di Poesia “S. Quasimodo” del quale l’Assessore è molto fiero, ha infatti dichiarato: “ Molto importante è stata, ed è, la valorizzazione del Premio Nobel Salvatore Quasimodo, che rappresenta per Messina motivo di orgoglio non solo in Italia, ma anche all’estero, e che contribuisce ad accentuare l’immagine di una città che non solo è meta di turismo, ma che è anche esportatrice di cultura ed arte”. Altro importante traguardo, ma che in realtà rappresenta solo un inizio, è rappresentato per D’Agostino dalla convocazione degli Stati Generali della Cultura: “Siamo riusciti non solo a riunire il 70% dei comuni della provincia, ma, cosa più determinante, ad unirli e a coadiuvarli nel corso di varie attività” ha dichiarato “ ma la gratificazione maggiore l’ho avuta nel riscontrare tanto entusiasmo da parte della gente che ha risposto numerosa alle varie iniziative e ai vari incontri organizzati nel corso dell’anno. Ciò che ho avuto modo di riscontrare è che la gente è affamata di cultura … per me la cultura non è un superfluo, non qualcosa di estraneo, ma è parte integrante della vita di ogni uomo. Mi piacerebbe che questo pensiero venisse condiviso un po’ da tutti e che le persone iniziassero a percepire la cultura come effettivo elemento di miglioramento sociale”. Pensiero profondo questo, che rivela una grande sensibilità e una innata passione per ogni forma d’arte e di cultura; ma tra le tante passioni dell’Assessore, non bisogna dimenticare quella per i viaggi che lo ha portato, anche per motivi di studio e di lavoro, a visitare varie città in tutto il mondo ed a venire a contatto con modi di pensare, modi di vivere diversi. “ Sono rimasto molto colpito dalla vitalità delle città spagnole, dalla grande capacità organizzativa della Francia dove ho lavorato per sei mesi … ma ciò che mi ha maggiormente impressionato è l’estrema dignità del Messico …”.
Con l’inizio del nuovo anno e la ripresa, più o meno traumatica, del lavoro, si fanno adesso strada numerose iniziative che, continuando le attività del 2009, sono finalizzate soprattutto alla sensibilizzazione dei ragazzi nei confronti di ogni forma d’arte e di cultura: “Per iniziare sono state organizzate delle mostre d’arte di vari artisti siciliani, il 21 Gennaio per esempio ci sarà una mostra del pittore Santoro che coinvolgerà le scuole. Inoltre verranno organizzati degli incontri con numerosi artisti che analizzeranno insieme ai ragazzi di varie scuole le opere realizzate”; queste iniziative daranno la possibilità agli studenti di venire a stretto contatto con chi dell’arte ne ha fatto una vera e propria ragione di vita, è dai ragazzi che bisogna partire, infatti, per poter costruire un società in cui la diversità culturale non rappresenti una minaccia, ma un prezioso tesoro da conoscere e rispettare.

SEMPLICEMENTE IL “RE DEL POP”


È strano ammettere come, nella maggior parte dei casi, il mito e la fama di un essere umano siano così strettamente dipendenti da una fine tragica ed inaspettata; dallo storico Achille, il cui unico punto debole si è rivelato bersaglio fatale di un invincibile guerriero, a Marilyn Monroe, Elvis Prestley e Michael Jackson. Proprio quest’ultimo, proclamato il “Re del Pop” da Elizabeth Taylor ed Eddie Murphy, si è spento lo scorso 25 Giugno a seguito di un arresto cardiaco provocato da un’eccessiva somministrazione di calmanti. Il cantante, o meglio, la “leggenda”, si stava preparando alle 50 tappe del tour “THIS IS IT” che si sarebbe dovuto tenere a Londra a partire dallo scorso Luglio. La morte improvvisa ha però impedito a Jacko di realizzare questo nuovo, colossale progetto. Il cantante si può considerare a tutti gli effetti l’uomo dei record, per citarne alcuni, Thriller è stato l’album più venduto della storia con oltre 110 milioni di copie, così come il video del singolo Black or White è stato uno dei più costosi di sempre. Ma i successi musicali non sono gli unici elementi che hanno portato Jackson a diventare un vero e proprio mito; la sua notorietà è stata segnata da numerosi scandali relativi a diverse accuse di molestie sessuali nei confronti di bambini che frequentavano il Neverland Ranch, accuse, queste, che si sono rivelate infondate e che hanno portato l’artista alla piena assoluzione durante il processo del 2005. Durante gli anni del successo, Jacko, dietro le luci del palco, si è dimostrato essere uomo fragile ed insicuro, sempre alla ricerca della perfezione fisica, come mettono in evidenza i numerosi interventi chirurgici, e del consenso dei suoi fans che fedeli gli hanno tenuto compagnia e lo hanno sostenuto fino alla fine. Anche dopo la sua scomparsa, gli scandali e le critiche continuano ad offuscare la sua figura, a gettare ombra sulla sua memoria impedendo che egli venga ricordato per quello che era ed è , semplicemente il RE DEL POP.

MILLE SPLENDIDI SOLI


“Mariam aveva cinque anni la prima volta che sentì la parola harami”. Inizia con questa frase Mille splendidi soli , secondo libro dello scrittore afgano Khaled Hosseini divenuto celebre con il precedente romanzo Il cacciatore di acquiloni. Sullo sfondo storico di una Kabul dilaniata dalla guerra e dalla dimostrazione del limite fin dove si può spingere la crudeltà umana, le vite di Mariam e Laila si incrociano imprevedibilmente segnando così l’inizio di una profonda amicizia solidale.
Mariam è una harami, una figlia illegittima di un benestante uomo di Herat che vive in città con le sue tre mogli e gli altri dieci figli; lei invece, a differenza dei fratelli, è costretta a vivere in una kolba con la madre, una donna severa ed austera. Mariam aspetta con trepidazione l’arrivo del giovedì, giorno in cui suo padre va a farle visita, le porta doni, le racconta del mondo che si cela al di sotto della collina nella quale è costretta a vivere. Rassicurata dall’affetto e dall’amorevole atteggiamento del padre, decide un giorno di andare a cercarlo, ma delusa dal netto rifiuto di farla entrare in casa, viene riportata alla sua kolba dove trova il corpo della madre penzolante da un albero. Dopo essere stata ospitata per qualche giorno dal padre, viene data in moglie ad un maturo artigiano di Kabul, Rashid, che con il passare degli anni e dopo i ripetuti aborti della ragazza, si rivela freddo, cattivo, crudele.
Laila, nata in una famiglia aperta, trascorre l’infanzia insieme all’amico Tariq; crescendo l’amicizia si trasforma in qualcosa di più forte, di più intimo, ma la guerra li separa. Tariq infatti fugge insieme ai suoi anziani genitori rifugiandosi in Pakistan, mentre Laila rimane a Kabul dalla quale la madre, attaccata al ricordo dei figli morti durante i combattimenti, non vuole allontanarsi. Rimasta orfana in seguito ad un attacco aereo, viene ospitata in casa di Mariam e Rashid; è quì che riceve la notizia, che poi si rivelerà falsa ed orchestrata, della morte del suo amato Tariq, in seguito alla quale Rashid le propone di sposarlo. Laila vorrebbe fuggire, ma come farebbe da sola a far crescere il figlio del suo grande amore? Accetta così la proposta dell’uomo, nonostante il netto dissenso della moglie. Dopo un’iniziale avversione, le due donne sentono di essere legate da un profondo amore madre – figlia che rappresenta l’unico spiraglio di luce nella vita buia che condividono. Durante uno dei tanti litigi tra Laila e Rashid, la ragazza viene quasi strangolata dal marito, ma Mariam interviene uccidendo l’uomo e salvando la vita all’amica. Dopo l’omicidio, nonostante le continue suppliche di Laila, Mariam decide di non fuggire insieme a lei e a Tariq che nel frattempo è tornato a cercarla, e dopo un breve processo viene giustiziata in carcere. Laila porterà per sempre nel cuore il volto dell’amica che sentirà su di se anche quando tornerà a vivere, insieme alla sua famiglia, a Kabul, dove finalmente potrà ricominciare a vivere.

DAN BROWN COLPISCE ANCORA




E’ uscito il 15 Settembre, in contemporanea in Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti, “Il simbolo perduto”, nuovo romanzo di Dan Brown, pubblicato a sei anni di distanza dal kolossal mondiale “Il codice Da Vinci”. In Italia è stato pubblicato il 23 Ottobre ed ha già confermato il rituale successo che accompagna tutti i libri dello scrittore statunitense, come dimostra la prima tiratura, negli USA, di oltre 6,5 milioni di copie. Nelle vesti di protagonista, torna, come i più appassionati ricorderanno, il professore di Simbologia Religiosa dell’Università di Harvard, Robert Langdon, presente anche ne “Il codice Da Vinci” e in “Angeli e Demoni”. La vicenda si svolge questa volta a Washingto DC ed è incentrata sul tema della massoneria e sul ruolo che essa avrebbe avuto nella storia degli Stati Uniti fin dall’epoca dei Padri fondatori. Ad aiutare Langdon a decifrare i simboli massonici di cui la città è pervasa, è Katherine Solomon, una giovane esperta di una nuova scienza chiamata Noetica. La Columbia Pictures ha annunciato che nel 2012 produrrà il film tratto dal romanzo che verrà diretto da Ron Haward; Tom Hanks, che ha già vestito i panni del noto professore universitario nei film precedenti , si è reso disponibile ad una nuova collaborazione.
La prima recensione sull’ultimo romanzo di Dan Brown è stata pubblicata dal New York Times, recensione, questa, che ha messo in evidenza come questo libro sia un “clone” degli altri, ma come, allo stesso tempo, possieda quel “patrimonio di immagini strabilianti e quel meccanismo continuo che impedisce al lettore di mollare il romanzo”. Nonostante le molte critiche e le accuse mosse da molti giornali internazionali, il libro si appresta a replicare l’enorme successo dei precedenti, successo al quale contribuiscono i milioni di appassionati che da sei anni seguono lo scrittore in tutti i suoi, a mio giudizio, “capolavori”.

martedì 22 giugno 2010

DORIAN GRAY: BELLO E DANNATO



“ Basil è ciò che penso di essere. Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò che io vorrei essere”. Queste poche righe, scritte dal celebre scrittore, poeta, drammaturgo Oscar Wilde, rappresentano forse la chiave di volta che permette di entrare nella complessa dimensione del suo grande capolavoro, “Il ritratto di Dorian Gray”. Uscito per la prima volta nel 1890, il romanzo incarna, adesso più che mai, un tema di grande attualità: il culto della bellezza; culto che lo stesso Wilde, campione dell’estetismo, trasmette a Dorian Gray, protagonista della propria opera e chiara trasfigurazione di Lord Alfred Douglas, grande amore dello scrittore. Il romanzo, ambientato nella Londra vittoriana del XIX secolo, segue il cambiamento che porterà Dorian, giovane, bello, ingenuo e puro, nella trappola della propria anima. La storia ha inizio nello studio del pittore Basil Hallward, il quale affascinato dall’estrema bellezza del ragazzo ed ispirato da forti sentimenti, ne sta eseguendo un ritratto. È proprio grazie al pittore che Dorian conosce Lord Henry Wotton, uomo cinico e antivittoriano; questo incontro rappresenta per il protagonista l’inizio della propria decadenza morale e della propria rovina.
Affascinato e fortemente influenzato dai discorsi di Wotton, Dorian inizia ad osservare il mondo con gli occhi del proprio mentore, a considerare la propria bellezza come unica ragione di vita tanto da desiderare che sia il proprio ritratto a portare i segni dell’età al suo posto. Si dedica così ad una vita sregolata, immorale, piena di lusso e passioni sfrenate, neanche l’amore per Sybil Vane, un’attrice di teatro, riesce a salvarlo dal proprio narcisismo, dalla propria dannazione. E mentre il volto di Dorian rimane giovane e la sua bellezza incontaminata, il ritratto inizia a rispecchiare i segni del vizio, della corruzione del suo animo, dei sensi di colpa per il suicidio di Sybil e per l’omicidio di Hallward, considerato causa dei propri mali. Neanche il buio della soffitta e “lo splendido tessuto del tardo settecento veneziano riescono a nascondere quell’orrore”; il tentativo di distruggere il ritratto con un coltello si rivelerà fatale per Dorian Gray che, pugnalando la tela, ucciderà se stesso. I servi lo ritroveranno accanto al ritratto incontaminato, con i segni del tempo e dell’oscurità della propria anime sul volto.
Molti film si sono ispirati al romanzo di Wilde; l’undicesima versione è nelle sale dal 27 Novembre ed è diretta dal regista inglese Oliver Parker. Ritroviamo Ben Barnes, l‘amato principe Caspian de “Le cronache di Narnia”, nelle vesti del dissoluto Dorian Gray, Lord Wotton è invece interpretato da Colin Firth. Gli effetti speciali che illustrano gli incubi nevrotici del protagonista e rendono visibile la sua mostruosità, danno al film una venatura horror ed oscura. Nell’epilogo a sorpresa non si assiste però alla tragica fine di Dorian, quanto, discostandosi dal romanzo, alla sua redenzione grazie all’amore di Emily Wotton, personaggio di mera invenzione.